Saluto del Cardinale Pietro Parolin
Roma 11 luglio 2018, San Benedetto da Norcia – San Pietro sulla tomba dei Papi
Saluto del Cardinale Pietro Parolin – Segretario di Stato Vaticano
Oggi la vostra Eucarestia si celebra qui alla tomba di San Pietro, luogo particolarmente significativo.
Non ho voluto mancare a questo particolare incontro e saluto tutti voi, rappresentanti della Federazione della Compagnia di sant’Orsola Istituto secolare di sant’Angela Merici, che siete riuniti a Roma per la vostra Assemblea ordinaria.
Rivolgo un cordiale augurio al Consiglio che se ne va con tanti frutti maturati in questi anni e un augurio altrettanto sincero al nuovo Consiglio, perché possa cogliere un proficuo lavoro a servizio della vostra Compagnia.
Ho letto un numero della vostra rivista del 2016, dedicato alla presentazione della storia della Federazione della Compagnia di sant’ Orsola che è stato curato dal prof. Gheda, dove si dice che il carisma mericiano si sostanzia sostanzialmente di quattro chiamate: la chiamata alla santità, la chiamata a consolare e a regalare dignità, la chiamata al rinnovamento, la chiamata a portare luce nel mondo e nella storia. La vostra è proprio una bella vocazione, una bellissima vocazione, una bellissima chiamata.
Io vorrei praticamente commentare questa vocazione, questa chiamata, richiamandomi alla grande figura che oggi celebriamo e che la liturgia propone alla nostra venerazione e alla nostra imitazione, cioè San Benedetto da Norcia, il padre del monachesimo occidentale, maestro di civiltà e luminoso esempio di santità. Se noi volessimo riassumere il suo insegnamento lo possiamo fare in questa espressione: l’uomo ha un unico fondamentale dovere, compito e questo compito è quello di cercare Dio, perché l’essere umano non sviluppa pienamente se stesso e non realizza pienamente se stesso. L’essere umano non può essere pienamente felice senza Dio o contro Dio. In fin dei conti Benedetto non fa altro che riproporre, con una diversa modulazione quella che era l’intuizione fondamentale di Agostino all’inizio delle Confessioni: “Ci hai fatto per te Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.
Da qui anche il suo programma di vita per i monaci che è sintetizzato: “Nulla anteporre all’amore di Cristo”.
In questo, cari fratelli e sorelle, consiste la santità, quella santità che Papa Francesco ha richiamato e raccomandato a tutti i cristiani nella recente esortazione apostolica: “Gaudete et exsultate”.
È una chiamata e proposta valida per ogni cristiano e più che mai nella nostra epoca in cui si avverte la necessità di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali. Ed è su questa strada di santità che anche voi, care sorelle, dovete essere in cammino. Soltanto così sarà possibile il rinnovamento quotidiano, soltanto in questo modo potete portare luce al mondo e alla storia, consolazione e dignità a chi è privo: cercare Dio e nulla anteporre all’amore di Cristo.
Anche ai nostri giorni il mondo ha bisogno di donne tutte di Dio e senso del prossimo, ha bisogno di donne capaci di raccoglimento e di servizio generoso, ha bisogno di donne che amano la chiesa e le sono obbedienti, ma che sanno anche sostenerla e stimolarla con i loro suggerimenti maturati nel colloquio con Cristo nell’esperienza diretta sul campo della carità, nell’assistenza ai malati, agli emarginati e ai minori in difficoltà.
A proposito diceva papa Benedetto XVI: “È il dono di una maternità che fa tutt’uno con l’oblazione religiosa sul modello di Maria Santissima. Il cuore della Madonna è chiostro dove la parola continua a parlare nel silenzio e, al tempo stesso, la fornace di carità che spinge a gesti coraggiosi come pure a una condivisione perseverante e nascosta”.
Concludo queste mie brevi riflessioni, esse vogliono essere soltanto un’espressione, un’attestazione della mia stima, del mio affetto, della mia vicinanza e del mio incoraggiamento.
Vi auguro ogni bene nella vostra vita personale apostolica e vi assicuro la mia preghiera mentre mi affido alla vostra in questa Eucarestia che vi apprestate a celebrare. Buona giornata e buon cammino.