Una esperienza…

Sempre molto interessante partecipare alle Assemblee annuali CIIS!

Se ne tengono due all’anno a cui partecipano i Responsabili Generali degli I.S. che sono iscritti alla “Conferenza Italiana Istituti Secolari”.

Le Assemblee, che da alcuni anni sono aperte anche ai Coordinatori delle CIIS locali (Diocesane e Regionali) sono occasioni di incontro, di confronto e, particolarmente, di studio, approfondimento, aggiornamento intorno a quei temi che ci “sono propri”, a motivo della specifica vocazione dei loro Membri.

Dopo che l’assemblea di maggio 2020 era stata sospesa causa Covid, il programma già predisposto per maggio, è “slittato” alla successiva assemblea di ottobre (9/11) che, per grazia di Dio, si è potuta tenere in presenza, presso l’ospitale Casa dei Passionisti, che ci hanno agevolato in ogni modo.

Abbiamo così avuto la preziosa occasione di incontrarci intorno a un “argomento” quanto mai … e sempre attuale per noi: “ESSERE PROFETI NELLE STORIA E VOCE AUTOREVOLE DELLA CHIESA”.

Lascio alla lettura dei testi, che verranno pubblicati integralmente sulla rivista “Incontro”.

Desidero unicamente, qui, sottolineare l’importanza, la validità di queste Assemblee che ci mettono insieme;  che nel rispetto dei carismi propri di ciascun Istituto Secolare, offrono aiuti alla riflessione comune su quei temi “trasversali” che tutti ci accomunano: in primis la nostra presenza nel mondo da “consacrati”, cioè da persone che, rispondendo a una personale specifica chiamata, hanno scelto di vivere per Dio e per il suo Regno rimanendo laici tra i laici.

M.R.R.

Primo anniversario di Monsignor Gaetano Zito

Una persona speciale ti fa vedere ciò che sei veramente.

Ti riconsegna a te stesso.

Ti ricongiunge a quella parte di te che credevi di aver perduto.

Una persona speciale trova la tua anima,

la sfiora con delicatezza e le soffia il vento necessario

perchè si rialzi in volo.

7 ottobre 2020

È trascorso un anno dalla prematura scomparsa di Monsignor Gaetano Zito e Catania rivive le emozioni di quel solenne funerale con un cardinale, 13 Vescovi, numerosi sacerdoti,   fedeli,  studenti, amici, rappresentanti di associazioni , gruppi ecclesiali, università, centri culturali,  comunità religiose,

Forse l’ultimo grande evento celebrato nella Cattedrale di Catania prima della pandemia del coronavirus. […]

Nel corso dell’anno in più occasioni è stata ricordata la sua opera e il suo ministero sacerdotale e culturale a servizio della città. In occasione della presentazione del libro “Chiesa di San Benedetto a Catania: storia, arte e spiritualità”  di Fernando Massimo Adonia; in occasione della morte del Comm. Luigi Maina, custode della tradizione storica e civica della festa di S.Agata e del primo anniversario del prof. Antonino Blandini, che fa parte della triade agatina della città di Catania che ora dal cielo accompagna e segue gli eventi delle cittadini, ora vincolati dalle rigide norme preventive del contagio Covid-19

Particolarmente significativa è stata la cerimonia di intitolazione a Mons Zito dell’aula magna dell’Istituto Ardizzone Gioeni  ed il suo ricordo è sempre vivo nel cuore degli amici.

In occasione del suo funerale è stato scritto che “quando muore un sacerdote nel cielo ci accende una stella” ed ora nel nostro cielo la stella brilla luminosa  e guida in cammino nel sentiero della storia in costante e rapido mutamento.

di Giuseppe Adernò (fonte)

Nello stesso carisma… con responsabilità 03/2020

LETTERA DELLA PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE

Cercate e vogliate tutti quei mezzi
e quelle vie che sono necessarie
per perseverare e progredire
fino alla fine.

(lettera proemiale) 

In questi mesi, i media (tv, radio, giornali) ci martellano il cervello di “buone maniere” per il bene proprio e altrui, per la sicurezza propria e degli altri. Ci chiedono, anzi, ci obbligano a distanziamento e minacciano isolamento. L’incertezza e la paura del presente e del futuro fa da padrona. La rabbia e la delusione cresce. La sofferenza e la morte causata dalla pandemia si trasforma in contestazione e ricerca del colpevole. La speranza lascia il posto alla tristezza. La fede è minacciata, la carità languisce… Questa aria pesante, che respiriamo (nonostante le mascherine) ci fa sentire l’esigenza di aria fresca, di ossigeno, di respirare a pieni polmoni. O ci adeguiamo invece a questo clima e ci lasciamo poco a poco morire? Con S. Paolo ci chiediamo: “Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” Sperimentiamo tutta la fatica di camminare in questa nebbia che ci impedisce di vedere ampi orizzonti e abbiamo il fiato corto causa questo inquinamento di idee o addirittura per mancanza di idee e progetti…. chi ci libererà, chi ci guarirà?

Siamo creature, pertanto fragili e vulnerabili, ma siamo figli/figlie pertanto amati/amate dal Padre che nella Sua opera di Creatore continuamente ci ripete: “Sei cosa molto buona. Tu sei prezioso ai miei occhi. Ti ho amato di amore eterno. Il tuo nome è scritto nei cieli. Ti ho scelto. Sono in te tutte le mie sorgenti. Vieni e seguimi. Non avere paura. Io ho vinto il mondo”. Questa è la Parola che salva, questo è il nostro Dio, questo è il Suo Figlio Gesù, nostro Fratello, Maestro, Pastore, Amatore, Sposo.

Questo è lo Spirito di Verità che dà Vita, riaccende la speranza e sostiene la fede! Abbiamo legato la nostra vita a quella di Gesù. In S. Angela abbiamo visto la strada per amarlo, conoscerlo sempre meglio e servirlo con fedeltà nei fratelli sulle strade del mondo. Nella Compagnia abbiamo individuato il mezzo e la via per progredire e perseverare fino alla fine, il luogo dove ci si affina nella relazione con Dio, con le sorelle, con il mondo, con ogni cosa con cui veniamo in contatto, sia esteriore che interiore. Il carisma della consacrazione secolare riconosciuto dalla Chiesa come “Compagnia di S. Orsola”, fondata da S. Angela è una grande e immensa grazia che gratuitamente ci ha raggiunte, ci ha riscaldato il cuore e ci ha aperto orizzonti e spazi per attraversare la vita con animo lieto sempre pieno di carità, di fede di speranza in Dio. La vocazione: un mistero di speranza, di gioia, di fedeltà di Dio che solo se accolta in noi e in pienezza ci rende stabili e credibili. “Senza dubbio infatti potrà restare fedele solo quella persona che vorrà anche abbracciare mezzi e vie necessarie a questo fine […] bisogna che siamo vigilanti, in quanto l’impresa è di tale importanza che non potrebbe essercene una di importanza maggiore, perchè ne va della nostra vita e della nostra salvezza”. In S. Angela e nella moltitudine di figlie che l’hanno seguita lungo i secoli, (nei 485 anni di storia che ha la fondazione della Compagnia) scorgiamo la meta verso cui anche noi siamo incamminate: “essere spose del Figliolo di Dio e diventare regine in cielo”.  

Questo è il nostro futuro. Ogni cosa e ogni appuntamento importante però, va sempre preparato con cura e passione, anche nei dettagli, perciò avviamoci, mettiamoci all’opera. Come? “Su da brave, dunque! Abbracciamo questa santa Regola che Dio per sua grazia ci ha offerto.” Lascio alla tua ferma volontà di seguire il Signore, al tuo grande desiderio di servirlo e al tuo cuore sempre assetato di amore, sfogliare le pagine della Regola e trovare in essa quella parola unica e vitale per te e scritta solo per te, perchè tu abbia gioia, pace e benedizione. Coraggio, il carisma mericiano è per oggi. Oggi c’è bisogno di umanità, di affabilità, di conforto, di consolazione, di vigilanza e di attenzione, di discernimento e di affidamento, di rispetto e di dignità, di luce e di verità, di sobrietà e di umiltà. La strada è questa. Percorriamola a piccoli passi e “unite insieme”.

Solo così, la nostra Speranza si riaccende, la nostra Fede si ripulisce da emozioni e suggestioni e diventa più bella e profonda, solo così la Carità diventa fiamma che riscalda e le relazioni nonostante distanziamento e isolamento diventano sale e lievito che danno sapore e saziano la fame di molti.

Cara Sorella giovane e dai grandi desideri, cara sorella anziana, stanca ma fedele a Dio e alla vita, cara sorella responsabile che sei nella Compagnia per essere custode e madre di altre sorelle: Cerca e usa tutti quei mezzi e quelle vie che sono necessarie per perseverare e progredire fino alla fine e…. la gioia, la pace e la benedizione abiterà il tuo cuore.

Valeria Broll

Il dono della fedeltà – la gioia della perseveranza

Manete in dilectione mea (Gv 15,9)

La Congregazione per la vita consacrata ha pubblicato nei mesi scorsi un documento dal titolo: «Il dono della fedeltà, la gioia della perseveranza». 

Papa Francesco, in un libro intervista sulla vita consacrata così si esprime:  «Possiamo ben dire che in questo momento la fedeltà (dei consacrati) è messa alla prova. Siamo di fronte a una emorragia che indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa. Gli abbandoni nella vita consacrata ci preoccupano. È vero che alcuni lasciano per un atto di coerenza, perché riconoscono, dopo un discernimento serio, di non aver mai avuto la vocazione, però altri, con il passare del tempo vengono meno alla fedeltà, molte volte solo pochi anni dopo la professione perpetua. Che cosa è accaduto?». (F. Prado, La forza della vocazione, EDB 2018).

Né lui né la Congregazione per la vita consacrata hanno nascosto le cifre inquietanti delle uscite: da 2 a 3.000 all’anno. Che cosa sta succedendo alla vita consacrata?

Questo nuovo documento, dopo una breve introduzione, è suddiviso in tre parti:

  • Lo sguardo e l’ascolto
  • Ravvivare la consapevolezza
  • La separazione dall’Istituto

La parte conclusione invita a “rimanere nell’amore di Dio (Gv 15,9).

Su un tema così delicato come la decisione di uscire dalla vita consacrata sono necessari sia uno sguardo attento come un ascolto sincero. Si punta molto sul discernimento dell’interessato, dell’accompagnatore e delle comunità. «Prospettare il momento dell’uscita come percorso di accompagnamento vocazionale vuol dire lavorare assieme per un discernimento che continua ad avere senso anche e soprattutto nei momenti più delicati e importanti della vita, in una prospettiva di inclusione, nel rispetto delle diversità delle scelte del fratello e della sorella» (n. 46). Liberamente si è entrati e liberamente si può uscire, ma sono necessarie serietà e coerenza.

San Cataldo 2020

24 giugno 2020

Santa Messa in Chiesa Madre di San Cataldo (CL), Sicilia, in occasione del 73° anniversario del pio transito della venerabile Marianna Amico Roxas. Celebrazione partecipata anche al tempo del Covid 19, nel rispetto delle norme di distanziamento disposte dalle autorità competenti. L’evento ha visto diversi devoti in preghiera per chiedere grazie per intercessione della venerabile sancataldese.

Noi della Compagnia della diocesi Caltanissetta abbiamo affidato, anche, ciascuna sorella e tutta la Compagnia sparsa nel mondo alle cure materne di Marianna Amico Roxas, che ha tanto amato il singolare dono della vocazione, ha avuto un rapporto particolare con sant’Angela e non ha risparmiato fatiche ed energie perché l’Opera, la Compagnia, si diffondesse in fedeltà al carisma mericiano.

Le sorelle della Compagnia di Sant’Orsola della diocesi di Caltanissetta

La fatica di cogliere il nuovo (Atti 10,1–11,18)

Don Flavio Marchesini, sacerdote della diocesi di Vicenza, direttore del Coordinamento della Pastorale e dell’Ufficio per la Famiglia della sua Diocesi, è stato relatore a un nostro Convegno Internazionale a Roma e presso alcune Compagnie.

Ci offre in questa meditazione, a partire dai capitoli 10 e 11 degli Atti degli Apostoli, e alla luce della Pentecoste, degli spunti interessanti per la nostra formazione permanente o continua.

Le sue provocazioni sono in sintonia con quanto chiede papa Francesco in EG 25-33 dove parla di “pastorale in conversione”: «Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno» (n. 25). E ancora: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione» (n. 27).

Nello stesso carisma… con responsabilità 02/2020

Passeremo questa nostra brevissima vita consolatamente… (R pr,26)

In questa pandemia mondiale ho ripensato a questa frase mericiana… abbastanza preoccupata per la brevità della vita mia e di chi stava inaspettatamente lasciando questo mondo. A me, ma soprattutto a chi era e a chi è ancora coinvolto direttamente o indirettamente da questa tragedia, spesso sembrava mancare proprio la consolazione, perlomeno quella umana…

Passeremo… non sorvoleremo il tempo, gli anni, le situazioni, Ci tocca accoglierli e viverli con tutta l’intensità e la responsabilità che ci è richiesta. Non siamo privilegiati, ci è chiesto di passare, senza fissare qui una dimora eterna. Passare, vivendo bene e facendo del bene, anche nel periodo difficile e nel dopo coronavirus.

Questa nostra brevissima vita… La vita è un dono: nel nostro tempo l’età si è prolungata… tuttavia la vita terrena è brevissima, ha un termine: “gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo”. (Salmo 89) Come ci avverte Sant’Angela noi siamo di passaggio, la nostra dimora è nei cieli, nella gloria di Dio. Eppure già oggi i nostri passi sono passi di eternità, perché la vita non è tolta, ma trasformata. Troppi i morti di questa pandemia, troppe le vite che prematuramente ci hanno lasciati, spesso senza conforto e con la grande pena dei parenti di non poter accompagnare. Ma il Signore rassicura: sarò sempre con voi.

Consolatamente… dice Sant’Angela. Voglio credere che il Signore sicuramente è vicino a tutti, e certamente tutti coloro che ci hanno lasciato hanno goduto di questa presenza, di questa consolazione. La nostra vita per il Signore, nella Compagnia, è stata e sarà sempre una consolazione. Vorrei augurarci, con le riflessioni di questo giornalino, che fanno riferimento in gran parte all’esperienza di difficoltà, di saper esercitare per tutti e in tutte le parti del mondo il ministero della consolazione, quella del Signore che salva. Ne abbiamo tutti tanto bisogno nel cammino e nella ripresa.

(Caterina Dalmasso)

Angela Randazzo e l’esperienza in Caritas

Angela Randazzo, della Compagnia di Caltanisetta, ci racconta la sua esperienza in Caritas. Per conto della CIIS, rappresenta gli Istituti Secolari Italiani nel Consiglio Nazionale della Caritas Italiana.

Grazie ad Angela per il suo prezioso servizio e per la condivisione!


Il mio impegno nella Caritas ha inizio nel lontano 1998 come consigliera, referente degli immigrati, nell’ambito del Consiglio diocesano della diocesi di Caltanissetta. Il mio piccolo paese che si chiama Delia, situato al centro della Sicilia in provincia di Caltanissetta, di poco meno di cinque mila abitanti, è un paese che da sempre ha avuto un forte flusso migratorio. La mia stessa famiglia a iniziare da mio padre con tutti i suoi familiari, tutti i miei fratelli e sorelle sono emigrati in Argentina, in Venezuela e in Canada. Io stessa sono stata cinque anni in Venezuela. Questa lunga esperienza di migrazione, certamente, ha contribuito a creare in me una particolare sensibilità su questo problema e ha sviluppato in me un’attenzione particolare nei confronti delle persone che oggi sono costrette e vivere questa stessa esperienza.

 Con il passare del tempo, il nostro territorio fortemente provato dal fenomeno dell’emigrazione si è trovato ad assistere ad un capovolgimento della situazione: da paese di emigrati siamo diventati paese di immigrati, con una presenza considerevole di persone provenienti dall’Africa del Nord, Marocco e Tunisia e dall’Est Europa, Romania, Ucraina, ecc.

La Caritas diocesana per cercare di dare risposte concrete a questo nuovo fenomeno, ha istituito a Delia il Centro di Ascolto Caritas per Immigrati “Marianna Amico Roxas” come segno tangibile della prossimità della nostra Chiesa locale alle persone che vivono ai margini della nostra società, dandomi la responsabilità di coordinatrice del Centro. L’obiettivo principale del Centro è stato quello di far crescere nella comunità la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, che ci permette di dare corpo al comandamento dell’amore: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv13,34), attraverso i servizi di: ascolto, informazioni, accompagnamento, aiuto nella ricerca dell’abitazione, del lavoro e dell’inserimento nella società, oltre all’erogazione di beni di prima necessità.

Quest’anno sono stata chiamata a rappresentare gli Istituti Secolari nel Consiglio Nazionale della Caritas Italiana, proposta inaspettata e compito molto impegnativo che, se da un lato mi onora dall’altro mi responsabilizza sempre più. La Caritas Italiana, che è un “organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana” e che ha lo scopo di promuovere la testimonianza della carità nella comunità in collaborazione con gli altri organismi ecclesiali, si avvale dei vari organi previsti dallo statuto, tra questi il Consiglio Nazionale, per raggiungere tale obiettivo.

 Il Consiglio è costituito da: “tre Vescovi membri della Presidenza; Direttore e Tesoriere;  un Delegato per ciascuna Regione ecclesiastica (presbitero,  o diacono, o membro di Istituto di vita consacrata, o di società di vita apostolica, o laico) nominato dalla rispettiva Conferenza Episcopale;  quattro membri nominati rispettivamente dalla Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (CISM), dalla Unione delle Superiori Maggiori d’Italia (USMI), dalla Conferenza degli Istituti Missionari Italiani (CIMI) e dalla Conferenza Italiana degli Istituti Secolari (CIIS); di quattro laici eletti dalla Consulta Nazionale dell’Apostolato dei laici”.(Art. 11, Statuto Caritas Italiana)

L’inserimento in questa nuova realtà è stato favorito dall’accoglienza cordiale, semplice e familiare del direttore e degli altri componenti, che mi hanno fatto sentire subito come fossi a casa mia.  Nuovi orizzonti si sono aperti alla conoscenza che avevo di questa Istituzione, che opera a livello locale e internazionale.

La Caritas Italiana  nata nel 1971, per volere di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II, che ha l’obiettivo principale  di: “promuovere la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica” (Art.1 Statuto), mette sempre al  centro la  persona coinvolgendola nella ricerca delle  soluzioni rendendola protagonista, nella speranza di raggiungere l’autonomia nella costruzione del proprio futuro. Questo servizio la Caritas lo porta avanti attraverso l’azione quotidiana di quasi 200 Caritas diocesane in tutta Italia, i Centri di Ascolto, lo studio e il lavoro di rete con altre realtà che prestano il loro servizio per i poveri.

Fondamentale e costante il lavoro di formazione con l’equipe e i nuovi direttori di Caritas diocesane, con la Comunità professionale di formatori Caritas, a sostegno del piano integrato di Formazione. Momento importante e qualificante rappresentano i convegni nazionali annuali, grande investimento nella formazione e sulla cultura. Nell’anno 2019 il convegno si è svolto a Matera sul tema: “Carità è cultura”, nell’anno 2020 il tema del convegno sarà: “Carità è missione” e si svolgerà a Milano.

Nell’ambito dell’Immigrazione, l’impegno prioritario è quello di promuovere la cultura dell’accoglienza e del rispetto delle diversità. La Caritas continua a portare avanti il progetto legato ai “corridoi umanitari”, alle accoglienze nelle parrocchie, nelle strutture e comunità diocesane, nelle famiglie, ma anche nella promozione di progetti sul ricongiungimento familiare dei rifugiati in Italia.

L’impegno per e con i giovani è caratterizzato dal servizio civile dalle proposte di volontariato estivo. La collaborazione con il MIUR ha sviluppato l’attenzione al mondo della scuola, con i concorsi su accoglienza e comunità che includono.

L’impegno della Caritas Italiana non si esaurisce nell’ambito italiano, ma si estende nei vari paesi del mondo attraverso l’accompagnamento delle Chiese locali con la realizzazione dei microprogetti di sviluppo in ambito economico e sanitario. Le emergenze internazionali hanno visto la Caritas Italiana in prima fila con Caritas Internazionalis, come per il terremoto in Iran e Iraq, gli incendi in Grecia, la crisi umanitaria al confine angolano della Repubblica Democratica del Congo, le alluvioni in Kenia e terremoti e tsunami in Indonesia, solo per fare qualche esempio.

 In Siria è stato realizzato il progetto: Un mosaico di madreperla per condividere per denunciare gli orrori della guerra poiché l’arte è da sempre un megafono e può diventare uno strumento per ricostruire società lacerate dal conflitto.

In Venezuela, dove persiste una crisi definita come “emergenza umanitaria complessa”, la Caritas Italiana ha realizzato un programma umanitario ad ampio raggio su tutto il territorio nazionale sia sul versante degli aiuti alimentari e di prima necessità, sia sul versante della salute: farmaci, presidi sanitari e assistenza medica. Anche il nostro Centro di Ascolto diocesano “Marianna Amico Roxas” ha contribuito con la raccolta di medicine e l’accoglienza e l’aiuto a tanti italiani e italovenezuelani ritornati in patria a motivo della crisi socio-politica. La crisi continua ancora, di conseguenza anche l’azione della Caritas.

In Kenia, il basket, attraverso il progetto Slumsdunk, è diventato lo strumento per costruire il domani: proprio a Mathare è stata aperta una scuola di pallacanestro che offre corsi di basket a ragazzi e formazione per giovani allenatori del futuro promuovendo un’alternativa alla vita di strada. Già 20 ragazzi e ragazze, grazie al progetto, hanno ottenuto borse di studio nelle più prestigiose scuole del Kenia.

Anche in Italia sono stati realizzati diversi progetti. Cito alcuni esempi.

A Reggio Emilia-Guastalla, con il progetto Costruire segni di speranza, si è reso necessario elaborare percorsi di prossimità alle persone povere, proponendo loro cammini di accompagnamento costante, coinvolgendo il territorio di provenienza. Per rilanciare e qualificare la disponibilità a camminare insieme alle persone in difficoltà, sono state costituite equipe di operatori con competenze diverse chiamati a supportare le unità pastorali nell’assumere carità e accoglienza come autentico stile di vita delle comunità cristiane.

A Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, la promozione del progetto “strada di casa” ha cercato di andare incontro alle tante persone e famiglie che vivono un’esperienza di forte instabilità legata all’abitazione: morosità, sfratti, difficoltà a reperire alloggi. Tutto questo per dare risposte significative, senza dimenticare l’approccio educativo.

A Caltanissetta, la Caritas ha avviato il proprio emporio alimentare nel centro della città. Don Marco Paternò, assistente diocesano, così presenta questa nuova realtà: “la peculiarità di questa opera “segno” è la dignità che si dà alla persona, che non riceve il pacco spesa da portare a casa, ma entra in questo piccolo supermercato e sceglie ciò che le serve, così come si fa in tutti i supermercati. Nella scheda che usano per fare la spesa si dà un punteggio a scalare, che diventa anche un modo di responsabilizzare la persona. Quello dell’emporio è un servizio che poi si trasforma e continua anche in un rapporto di accompagnamento con le famiglie. Per la comunità l’emporio è stato una novità, qualcosa che gradualmente sta sensibilizzando le coscienze. Nel primo anno di vita, diversi volontari provenienti dalle Caritas parrocchiali, si sono avvicinati a questa opera “segno”. È nata una bella rete, che spero si amplierà sempre più”.

Questi sono solo alcuni dei progetti e degli impegni che la Caritas porta avanti per testimoniare l’amore di Dio per l’uomo, per ogni uomo, in particolare per chi vive ai margini della società. L’accoglienza dell’altro, la vicinanza che si esprime nella prossimità, nella condivisione, nella disponibilità a servire, non solo dà sollievo alle persone che vivono una situazione di disagio, ma rende felice chi fa l’esperienza di essere dono[1].

Angela Randazzo

[1] Nella presentazione degli impegni e delle attività della Caritas a livello nazionale e internazionale si fa riferimento al Rapporto Annuale della Caritas Italiana del 2018.

lettera Presidente CIIS-Incontro S.E.Carballo

Invito tutti i membri alla lettura della lettera che la presidente Carmela T., (su sollecitazione/condivisione del Consiglio CIIS) ha inviato a tutte le/i  Responsabili generali.

È unita alle “note” stese a conclusione dell’incontro con Mons. Carballo, Segretario Arcivescovo della Congregazione IVCSVA.

Per tutte noi stimolo forte per “stare ” efficacemente nella realtà attuale senza perdere di vista il cammino proposto a tutti gli Istituti per il triennio CIIS.

Maria Razza

 

Relazione di Fratel Luca Fallica

Molto interessante la relazione che fratel Luca Fallica ha offerto ai Responsabili degli I.S. Italiani.

Viene riportata dalla rivista  “Incontro” perché sia di aiuto alla riflessione e all’approfondimento della realtà in cui viviamo, oggi particolarmente difficile…

Maria Razza