La secolarità consacrata, tra storia e profezia
Ringraziamo Carmela Tascone per l’intervento denso di contenuti e stimoli fatto durante l’incontro on line degli Istituti Secolari del Triveneto lo scorso 11 marzo 2023.
Per guardare al futuro degli Istituti Secolari valorizzando e attualizzando il carisma di ciascuno.
“La forza nella debolezza” di Valeria Broll
In obbedienza allo Spirito, fece fiorire a gloria di Dio, in una istituzione del tutto nuova, quella forma mirabile di vita… Noi sue figlie, con gioia e gratitudine ne accogliamo il carisma che lo Spirito Santo continuamente rinnova… (cfr Cost. 2.2; 2.3). Lo Spirito Santo che continuamente genera Vita, ha operato nel cuore e nella mente di Sant’Angela. Lei, la Vita dello Spirito, l’ha accolta, l’ha scoperta, l’ha vissuta, a tal punto da diventare lei stessa, canale inesauribile di questa Vita, riversandola nella Chiesa e nel tempo, in ogni persona che incontrava, in ogni persona che era disposta ad accoglierla o rifiutarla, perché così opera la Vita. Il suo flusso non si ferma, perché ciò che è generato da Dio non muore.
Noi sue figlie siamo testimoni di questa azione dello Spirito Santo in lei, perché questo flusso di Vita, ha toccato pure noi. Ha generato in noi fascino, nostalgia, gioia, stupore e abbiamo risposto a questa sua testimonianza con tutto noi stesse: seguire Gesù Cristo secondo il carisma di sant’Angela: vivere quella forma mirabile di vita che il Salvatore ha vissuto e con lui la Madonna gli Apostoli le Vergini e tanti Cristiani della Chiesa primitiva. Questa istituzione del tutto nuova, Sant’Angela l’ha voluta chiamare Compagnia di S. Orsola. È ancora un’istituzione del tutto nuova per ciascuna di noi, per la Chiesa in cui siamo inserite, per il mondo in cui viviamo? Il nuovo, non è dato dalle situazioni contingenti del tempo in cui viviamo, non è dato dall’accondiscendenza che trova nei vari ambiti in cui è inserita la Compagnia, ma dall’accondiscendenza che noi diamo all’azione dello Spirito che genera in continuazione Vita. Questo flusso generativo, trova in noi un canale libero da intoppi e incrostazioni o impediamo la sua corsa con “il nostro poco amore per il Signore e per l’asprezza delle avversità” (R.cap.V)? Lasciamoci illuminare dalla Parola che racconta con lucidità e concretezza la vita degli Apostoli, le Vergini e tanti Cristiani della Chiesa primitiva. Troveremo raccontata la vita di Sant’Angela. Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza è ben salda, convinti che come siamo partecipi delle sofferenze così lo siamo anche della consolazione. (2 Cor.) Nell’esperienza di vita e di fede di S. Paolo non si intravvede forse l’esperienza di S. Angela nella sua vita? Pensiamo a quanto ha vissuto durante il pellegrinaggio in Terra santa o nella sua città di Brescia durante i saccheggi e le invasioni militari nella sua città e oltre. Noi, sopportiamo con fede, sofferenze e tribolazioni, o ci lamentiamo, mettiamo in dubbio la vicinanza di Dio, la sua presenza, la sua misericordia, la sua promessa di Vita? Come ci comportiamo nel mondo in cui siamo inserite: con la santità e la sincerità che vengono da Dio o con la tristezza e lo sconforto, che vengono dal nemico di Dio, il diavolo? Camminate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; essendo fortificati in ogni forza secondo la potenza della sua gloria, onde possiate essere in tutto pazienti e longanimi; e rendendo grazie con allegrezza al Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce… Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno. Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! … (cfr Col.1) Questa era la vita di s. Paolo, degli Apostoli, delle vergini e dei tanti cristiani della Chiesa primitiva. Questa era la vita di Sant’Angela e per noi sue figlie, è anche questa? La situazione di disagio in cui si trovano molte delle nostre Compagnie, non sono da leggere come difficoltà insormontabili , come situazioni che appesantiscono il nostro animo, perché non vediamo in esse molte aderenti, molte donne che bussano alla porta di “questa istituzione del tutto nuova”, ma come situazione provvidenziale dove leggere e vivere l’obbedienza filiale, la castità verginale e la povertà evangelica: “con il dono della nostra volontà a Dio, partecipiamo al mistero dell’obbedienza di Cristo (Cost.19.1); “partecipiamo al mistero della verginità di Cristo che ha tanto amato gli uomini fino a dare se stesso per la loro salvezza” (Cost.20.2); ”partecipiamo al mistero della povertà del Salvatore che tutto ha ricevuto dal Padre e tutto ha rivolto e offerto a Lui, fonte di ogni bene (Cost.21.1) . Vivendo così, “sperimenteremo la libertà dei figli, vivremo…useremo… sapremo accettare serenamente i nostri limiti, i problemi e le sofferenze della vita come partecipazione alla povertà di Cristo, fino alla suprema povertà della morte. (Cost.21.2). Questa è l’unica nostra forza: la debolezza di se stessi, la debolezza dei mezzi a nostra disposizione, la debolezza del pensiero umano che ci abita e che ci circonda, la debolezza… Ma questa constatazione ci fa vedere e vivere il paradosso del Vangelo. La forza della debolezza. Allora come gli apostoli, le vergini, i primi cristiani e sant’Angela gridiamo: Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?
Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rm 8, 35-39). Con la virtù dei forti che è la pazienza e l’umiltà dei santi che hanno testimoniato la fede e l’amore: accogliamo il carisma che lo Spirito santo continuamente rinnova in fedeltà alle origini e alle attese della Chiesa. (Cost.2.3)
Terremoto in Siria e Turchia – un aiuto concreto
Ci uniamo a tanti Istituti Secolari per un appello pubblico per sospendere la sanzioni internazionali nei confronti della Siria e permettere così maggiore velocità nei soccorsi. Di seguito il testo del comunicato e l’appello della CARITAS internazionale tramite la quale ognuno di noi può fare la propria donazione.
“Ho sognato Sant’Angela Merici”
Festeggiamenti mericiani 21- 27 gennaio 2023
Sant’Angela, compatrona della diocesi di Brescia, viene festeggiata con una serie di iniziative.
Vedi il programma.
Al sito per i collegamenti on line per partecipare alle celebrazioni.
Festeggiamenti mericiani 21-27 gennaio 2023 [Angela Merici]
Vi invitiamo ad ascoltare una bellissima intervista a Giusy Pelucchi (Figlia di Sant’Angela della Compagnia di Brescia)
La Compagnia di Sant’Orsola fra storia, spiritualità e modelli identificativi
Ringraziamo il prof. Giampietro Bellotti che con grande entusiasmo e professionalità ci ha regalato una bellissima lezione sulla storia della nostra Compagnia attraverso gli scritti ancora presenti in archivio di Stato a Brescia. E’ stato un toccare con mano la nostra storia che ci ha suscitato grandi emozioni.
E’ uscito l’ultimo numero “Nello stesso carisma… con responsabilità” 03/2022
E’ disponibile il nuovo numero del nostro giornalino “Nello stesso carisma…. con responsabilità” dal quale trarre gli atti del Convegno tenutosi a Roma la scora estate.
Scaricalo dal seguente link
Di seguito l’articolo di introduzione al giornalino.
L’argilla nelle mani del vasaio… (Ger 18,1-6)
La Parola di Dio della Celebrazione Eucaristica di inizio convegno è stata commentata dall’Assistente del Consiglio della Federazione, Mons. Adriano Tessarollo.
Ora, riprendendo in mano gli atti di questo convegno, penso che questa stessa Parola potrebbe diventare programmatica per la riflessione, la conversione, il lavoro che ci aspetta. I relatori hanno fatto bene la loro parte, tutte noi eravamo entusiaste, poi siamo tornate alle nostre Compagnie e il compito è diventato nostro.
Come passare dalla teoria alla pratica? Come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani…
Così ciascuna di noi, ciascuna delle nostre compagnie è precisamente questa argilla nelle mani del Signore. L’argilla è fragile, ma si lascia modellare e, se il vasaio è il Signore, occorre veramente lasciarsi modellare dalle sue mani. Se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto…
Forse anche per i vasi delle nostre Compagnie può capitare che si rompano, che non corrispondano più al vaso modellato da Sant’Angela Merici nel progetto iniziale del Signore per la nostra istituzione.
E allora? Tutto da buttare? Assolutamente no.
Anche il vaso della Compagnia può essere rifatto con la stessa terra, con la stessa spiritualità, con lo stesso carisma. Forse bisogna ancora essere disponibili a lasciarsi nuovamente plasmare, rimpastare per un vaso nuovo, che piaccia oggi agli occhi del Comune Amatore.
Ci vuole nuova disponibilità prima a livello personale e poi di Compagnia, di Istituto federato. Occorre essere aperte alla novità, senza tradire il tesoro, l’essenza, l’originalità e il vaso potrà ancora diventare bellissimo e nuovo. Proviamo a pensarci, perché Sant’Angela non ci ha bloccate. Se dobbiamo fare cose nuove lo possiamo: Tenete l’antica strada e fate vita nuova…
Kate
Cento anni d’amore
Giovedì 3 novembre 2022 è stata una data una giornata speciale per la Compagnia di Sant’Orsola di Treviso la sorella Mirza Zanatta ha raggiuto i 100 di vita , tre quarti dei quali trascorsi nella sequela di Cristo e sull’esempio di Angela Merici Fondatrice della Compagnia. “In lei il seme è caduto su un terreno fertile” ha sottolineato Mons. Giuseppe Rizzo ex Vicario per la vita Consacrata, durante l’omelia della Santa Messa celebrata proprio per ringraziare il Signore per questo bellissimo traguardo, nella chiesa di Casa Sant’Angela in Treviso dove Mirza vive. Oltre a Monsignor Rizzo e Don Ado Sartor Assistente Ecclesiastico della Compagnia, ha partecipato alla celebrazione anche il Sindaco di Treviso, Mario Conte, che ha donato a Mirza una pergamena con i ringraziamenti da parte della Città di Treviso per i tanti anni di servizio che Mirza ha svolto al Patronato Polacco. A seguire una grande festa presso il salone di Casa Sant’Angela che si è riempito di parenti e amici, tutti convenuti per festeggiare Mirza, donarle un abbraccio ma soprattutto ringraziarla per aver donato tutta la sua vita al Signore nella catechesi e nell’accoglienza del prossimo.
Grande la commozione di Mirza che non si aspettava così tanto affetto.
Ma leggiamo dalle sue parole cosa è stata la vita di Mirza, in un articolo scritto da lei qualche anno fa .
CORAGGIO E AMORE
In un Convegno dell’Azione Cattolica nel lontano 1947 sentii una frase dell’allora Papa Pio XII che suonava cosi: «Chi si sente di donarsi al Signore lo faccia». Rimasi particolarmente colpita da quell’invito e fu proprio in quel Convegno che sentii forte la spinta a realizzare la mia chiamata attraverso l’impegno nell’A.C. Tuttavia dopo alcuni anni di attività compresi che il Signore mi chiedeva un impegno ancora più radicale e decisi di consacrarmi a lui. Entrai nella Compagnia e attraverso la consacrazione secolare iniziai un forte cammino di fede che infitti sulla mia vita facendomi vivere nel mondo le sue realtà in modo diverso. Prima di dedicarmi alla Compagnia a tempo pieno avevo lavorato molto nella mia Parrocchia per rifondare l’A.C., ma questa rifondazione sembrava un’utopia: erano infatti gli anni della crisi Dell’A.C. in cui pareva che il suo ruolo fosse ormai superato. Io invece credevo nella validità dei valori proposti e lottavo per realizzare una sezione. Con il mio carattere impulsivo e creativo mi fu facile radunare dei ragazzi; il difficile fu il formarli ai valori cristiani, aiutarli a crescere, a diventare persone mature perché in seguito potessero diventare loro stessi educatori. Tuttavia quei ragazzi accettarono il mio intervento e nacquero rapporti cordiali come se fossimo sempre stati amici. Ho sempre creduto di estrema importanza fare spazio ai giovani ricalcando ciò che disse il Battista riguardo a Gesù: «Affinché Lui cresca ed io diminuisca». Così, alcuni anni dopo, quando iniziai a lavorare a tempo pieno per l’Istituto in una Casa di ospitalità per ragazze che venivano in città per motivi di lavoro o di studio, pensai di lasciare l’A. C.R. perché ormai funzionava bene. Nella nuova attività utilizzai tutto quello che avevo appreso nella formazione, con i giovani ed ancora una volta mi rendevo disponibile ad un progetto con la gioventù. Si trattava di far loro trovare un ambiente sereno ed accogliente con delle sorelle maggiori che facessero da supporto alle famiglie e si interessassero ai loro problemi e difficoltà d’inserimento nel lavoro Problemi che porto ogni giorno davanti a Dio nella preghiera perché in qualche modo pensi lui a risolvere i guai dei suoi figli. Accanto agli impegni dell’amministrazione della Casa, saltuariamente svolgo anche il ruolo di portinaia. Può sembrare una perdita di tempo attendere alla gente che bussa, parlare con essa, interessarsi con discrezione ai loro problemi… invece è un compito primario poiché l’umile ascolto crea simpatia e fiducia a chi, forse, non è né accolto né ascoltato. La gente che contatto si accorge subito se il mio atteggiamento, la mia cordialità vanno al di là del dovuto ed allora anche quando debbo dire un no, sento che questo viene recepito bene ed è un no che non chiude le porte del cuore. Mi sembra che in queste situazioni S. Angela faccia un pezzo di cammino con me, lei che aveva un grande amore per le persone, che le sapeva accogliere sempre con bontà e simpatia, che aveva avuto il coraggio di realizzare in quell’epoca ciò che nessuno aveva mai osato pensare. Auguro a me stessa e a tutte le sue figlie sparse per il mondo, questo coraggio e questo amore affinché la sua spiritualità nel mondo d’oggi sia segno per tutti coloro che fanno fatica a vivere.
Mirza
Le Figlie di S. Angela Merici da cento anni a Piacenza
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Sulle tracce di Angela
Compagnie
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