“La forza nella debolezza” di Valeria Broll

In obbedienza allo Spirito, fece fiorire a gloria di Dio, in una istituzione del tutto nuova, quella forma mirabile di vita… Noi sue figlie, con gioia e gratitudine ne accogliamo il carisma che lo Spirito Santo continuamente rinnova… (cfr Cost. 2.2; 2.3). Lo Spirito Santo che continuamente genera Vita, ha operato nel cuore e nella mente di Sant’Angela. Lei, la Vita dello Spirito, l’ha accolta, l’ha scoperta, l’ha vissuta, a tal punto da diventare lei stessa, canale inesauribile di questa Vita, riversandola nella Chiesa e nel tempo, in ogni persona che incontrava, in ogni persona che era disposta ad accoglierla o rifiutarla, perché così opera la Vita. Il suo flusso non si ferma, perché ciò che è generato da Dio non muore.
Noi sue figlie siamo testimoni di questa azione dello Spirito Santo in lei, perché questo flusso di Vita, ha toccato pure noi. Ha generato in noi fascino, nostalgia, gioia, stupore e abbiamo risposto a questa sua testimonianza con tutto noi stesse: seguire Gesù Cristo secondo il carisma di sant’Angela: vivere quella forma mirabile di vita che il Salvatore ha vissuto e con lui la Madonna gli Apostoli le Vergini e tanti Cristiani della Chiesa primitiva. Questa istituzione del tutto nuova, Sant’Angela l’ha voluta chiamare Compagnia di S. Orsola. È ancora un’istituzione del tutto nuova per ciascuna di noi, per la Chiesa in cui siamo inserite, per il mondo in cui viviamo? Il nuovo, non è dato dalle situazioni contingenti del tempo in cui viviamo, non è dato dall’accondiscendenza che trova nei vari ambiti in cui è inserita la Compagnia, ma dall’accondiscendenza che noi diamo all’azione dello Spirito che genera in continuazione Vita. Questo flusso generativo, trova in noi un canale libero da intoppi e incrostazioni o impediamo la sua corsa con “il nostro poco amore per il Signore e per l’asprezza delle avversità” (R.cap.V)? Lasciamoci illuminare dalla Parola che racconta con lucidità e concretezza la vita degli Apostoli, le Vergini e tanti Cristiani della Chiesa primitiva. Troveremo raccontata la vita di Sant’Angela. Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza è ben salda, convinti che come siamo partecipi delle sofferenze così lo siamo anche della consolazione. (2 Cor.) Nell’esperienza di vita e di fede di S. Paolo non si intravvede forse l’esperienza di S. Angela nella sua vita? Pensiamo a quanto ha vissuto durante il pellegrinaggio in Terra santa o nella sua città di Brescia durante i saccheggi e le invasioni militari nella sua città e oltre. Noi, sopportiamo con fede, sofferenze e tribolazioni, o ci lamentiamo, mettiamo in dubbio la vicinanza di Dio, la sua presenza, la sua misericordia, la sua promessa di Vita? Come ci comportiamo nel mondo in cui siamo inserite: con la santità e la sincerità che vengono da Dio o con la tristezza e lo sconforto, che vengono dal nemico di Dio, il diavolo? Camminate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; essendo fortificati in ogni forza secondo la potenza della sua gloria, onde possiate essere in tutto pazienti e longanimi; e rendendo grazie con allegrezza al Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce… Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno. Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! … (cfr Col.1) Questa era la vita di s. Paolo, degli Apostoli, delle vergini e dei tanti cristiani della Chiesa primitiva. Questa era la vita di Sant’Angela e per noi sue figlie, è anche questa? La situazione di disagio in cui si trovano molte delle nostre Compagnie, non sono da leggere come difficoltà insormontabili , come situazioni che appesantiscono il nostro animo, perché non vediamo in esse molte aderenti, molte donne che bussano alla porta di “questa istituzione del tutto nuova”, ma come situazione provvidenziale dove leggere e vivere l’obbedienza filiale, la castità verginale e la povertà evangelica: “con il dono della nostra volontà a Dio, partecipiamo al mistero dell’obbedienza di Cristo (Cost.19.1); “partecipiamo al mistero della verginità di Cristo che ha tanto amato gli uomini fino a dare se stesso per la loro salvezza” (Cost.20.2); ”partecipiamo al mistero della povertà del Salvatore che tutto ha ricevuto dal Padre e tutto ha rivolto e offerto a Lui, fonte di ogni bene (Cost.21.1) . Vivendo così, “sperimenteremo la libertà dei figli, vivremo…useremo… sapremo accettare serenamente i nostri limiti, i problemi e le sofferenze della vita come partecipazione alla povertà di Cristo, fino alla suprema povertà della morte. (Cost.21.2). Questa è l’unica nostra forza: la debolezza di se stessi, la debolezza dei mezzi a nostra disposizione, la debolezza del pensiero umano che ci abita e che ci circonda, la debolezza… Ma questa constatazione ci fa vedere e vivere il paradosso del Vangelo. La forza della debolezza. Allora come gli apostoli, le vergini, i primi cristiani e sant’Angela gridiamo: Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?
Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rm 8, 35-39). Con la virtù dei forti che è la pazienza e l’umiltà dei santi che hanno testimoniato la fede e l’amore: accogliamo il carisma che lo Spirito santo continuamente rinnova in fedeltà alle origini e alle attese della Chiesa. (Cost.2.3)