Il dono della fedeltà – la gioia della perseveranza
Manete in dilectione mea (Gv 15,9)
La Congregazione per la vita consacrata ha pubblicato nei mesi scorsi un documento dal titolo: «Il dono della fedeltà, la gioia della perseveranza».
Papa Francesco, in un libro intervista sulla vita consacrata così si esprime: «Possiamo ben dire che in questo momento la fedeltà (dei consacrati) è messa alla prova. Siamo di fronte a una emorragia che indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa. Gli abbandoni nella vita consacrata ci preoccupano. È vero che alcuni lasciano per un atto di coerenza, perché riconoscono, dopo un discernimento serio, di non aver mai avuto la vocazione, però altri, con il passare del tempo vengono meno alla fedeltà, molte volte solo pochi anni dopo la professione perpetua. Che cosa è accaduto?». (F. Prado, La forza della vocazione, EDB 2018).
Né lui né la Congregazione per la vita consacrata hanno nascosto le cifre inquietanti delle uscite: da 2 a 3.000 all’anno. Che cosa sta succedendo alla vita consacrata?
Questo nuovo documento, dopo una breve introduzione, è suddiviso in tre parti:
- Lo sguardo e l’ascolto
- Ravvivare la consapevolezza
- La separazione dall’Istituto
La parte conclusione invita a “rimanere nell’amore di Dio (Gv 15,9).
Su un tema così delicato come la decisione di uscire dalla vita consacrata sono necessari sia uno sguardo attento come un ascolto sincero. Si punta molto sul discernimento dell’interessato, dell’accompagnatore e delle comunità. «Prospettare il momento dell’uscita come percorso di accompagnamento vocazionale vuol dire lavorare assieme per un discernimento che continua ad avere senso anche e soprattutto nei momenti più delicati e importanti della vita, in una prospettiva di inclusione, nel rispetto delle diversità delle scelte del fratello e della sorella» (n. 46). Liberamente si è entrati e liberamente si può uscire, ma sono necessarie serietà e coerenza.